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Possono coesistere reperti storici e tecnologia?


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L’obiettivo del percorso di Alternanza Scuola Lavoro, intrapreso dalla classe 5 F del Mancini, è formare competenze che consentano di operare nel campo della promozione dei Beni Culturali, attraverso l’attuazione di una modalità di apprendimento che integri l’esperienza scolastica in aula con un’attività più pratica.

Nell’ambito del nostro progetto di ASL abbiamo avuto l’opportunità di approfondire il tema della valorizzazione dei beni culturali attraverso le nuove tecnologie.

Punto di riferimento sono stati le attività di ricerca e di sviluppo effettuate dal distretto Databenc in collaborazione con le Università e le Imprese che vi partecipano.

In questi anni abbiamo conosciuto quattro siti in cui queste tecnologie sono sperimentate:

  • Castel Nuovo di Napoli
  • Palazzo Fruscione e San Pietro a Corte
  • Museo Irpino di Avellino
  • Rocca San Felice e Frigento

Il 13 giugno 2016 siamo stati accolti da un funzionario della Sovrintendenza che ci ha accompagnati al Museo civico di Castel Nuovo. Durante la visita al Maschio Angioino abbiamo avuto la possibilità di conoscere le tecnologie utilizzate da Databenc per migliorare la fruizione del complesso storico. Abbiamo sperimentato il “Virtual Tour di Capodimonte”, un sistema che ricostruisce virtualmente, grazie alla fotogrammetria, il percorso museale, creando un’interazione diretta tra il visitatore e l’opera d’arte. In questo modo è possibile visualizzare il patrimonio culturale altrimenti non accessibile a causa della fragilità dell’opera, della distanza o del restauro. Successivamente con un altro dispositivo tecnologico, l’applicazione OPS (Opere Parlanti Show), abbiamo visto interattivamente le opere di Jerace esposte nella mostra “Il bello o il vero”. L’applicazione fornisce informazioni di vario genere sull’opera esposta. Infine ci siamo recati presso la sede napoletana del distretto Databenc per un seminario sull’importanza dell’uso della luce ed i colori nell’ambito dei sistemi di illuminazione dei Beni Culturali, tenuta da una ricercatrice di Illuminotecnica dell’Università di Napoli.

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Il 14 giugno 2016, a Salerno abbiamo visitato Palazzo Fruscione e il Complesso monumentale di San Pietro a Corte. All’interno di Palazzo Fruscione è presente un Laboratorio dove il pubblico può conoscere le attività, i prodotti e i servizi realizzati dal Distretto. All’interno sono ospitate le installazioni relative al complesso archeologico di San Pietro a Corte, che prevedono diversi livelli di fruizione.

Sono state, infatti, realizzate una “Linea del Tempo“, velocemente consultabile, che fornisce informazioni sulla storia del monumento, in relazione alle trasformazioni politiche, sociali e culturali di Salerno.

Si può vedere una ricostruzione virtuale in 3D, “Hippocratica Civitas” , relativa alla fase romana di San Pietro a Corte. Il gioco permette al fruitore di immergersi completamente in una realtà virtuale, all’interno del complesso termale. Il giocatore dopo aver superato una serie di prove di tema archeologico, può visitare gli altri ambienti della ricostruzione.

È presente anche l’”Atlante delle conoscenze“, un’applicazione che rende disponibili informazioni sul patrimonio culturale del centro storico di Salerno in modo georeferenziato ed integrato.

Infine facilita ulteriormente la fruizione del bene il “Virtual tour di San Pietro a Corte” che permette di visitare tutti gli angoli più nascosti del sito, anche quelli non accessibili al pubblico.

Nel complesso termale di San Pietro a Corte una storia multimediale dal nome “San Pietro a Corte nei Secoli” illustra la lunghissima vita del complesso archeologico attraverso tutte le sue fasi con l’ausilio di una voce narrante, di effetti luminosi e proiezioni e tecniche di Image Mapping 3D.

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Il 28 gennaio 2017 quattro studenti della classe si sono recati nuovamente a Salerno dove dal 14 novembre 2016 al 28 gennaio 2017 si è tenuta l’iniziativa “Salerno in Particolare – Beni culturali e innovazione”. L’evento è stato realizzato dall’Università degli Studi di Salerno nell’ambito delle attività promosse da Databenc con lo scopo di valorizzare il patrimonio artistico e culturale di Salerno e guidare la riscoperta del Centro Storico della Città attraverso una serie di installazioni tecnologiche. I quattro studenti, come fossero delle guide, hanno presentato nell’ambito dell’evento i progetti realizzati da Databenc al responsabile nazionale dell’Alternanza Scuola Lavoro (ASL) Fabrizio Proietti.

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La nostra esperienza di alternanza scuola-lavoro è anche legata direttamente allo studio curriculare previsto dal nostro piano di studi. Abbiamo avuto la possibilità di approfondire diverse tematiche legate alla valorizzazione dei beni culturali con i nostri docenti. Con la professoressa di matematica Angela Volpe abbiamo studiato le caratteristiche del modello matematico, che si propone di interpretare la realtà circostante prendendo in considerazione i dati fondamentali di un determinato fenomeno e le relazioni che li legano (funzioni, equazioni). Con la professoressa di fisica Stefania Guerriero abbiamo studiato l’illuminazione museale. Quando si parla di opere d’arte, infatti, bisogna necessariamente parlare anche di illuminazione. La luce non è solo fondamentale per una piacevole visione di un dipinto, ma un suo uso scorretto potrebbe persino danneggiare il quadro, modificandone i colori. Con la professoressa di italiano Ermelinda Criscitiello, infine, abbiamo studiato i diversi aspetti della tradizionale produzione del formaggio Carmasciano, tipica delle zone dell’alta Irpinia.

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Durante il secondo anno del nostro percorso di alternanza, abbiamo avuto la possibilità di lavorare all’interno del Museo irpino di Avellino, per lezioni teoriche e pratiche. In questa occasione abbiamo lavorato con il professore Cerchiai e la dottoressa Pescatori. Oggetto delle lezioni sono stati il patrimonio irpino e, in particolare, le collezioni del museo, raccontate anche attraverso immagini e video multimediali. Di particolare interesse è risultata la sala della Mefite, che conserva monete, gioielli e statuette appartenenti alla stipe votiva della dea. Abbiamo esaminato anche la collezione epigrafica. Le epigrafi sono state studiate e schedate attraverso misurazioni, fotografie, traduzioni ed interpretazioni letterarie. Abbiamo inserito i dati raccolti su Hetor, una piattaforma multimediale il cui scopo è la condivisione di informazioni con altri utenti.

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Il 16 giugno 2017 ci siamo recati a Rocca San Felice per visitare il sito della Mefite e il Museo. La Mefite è un laghetto di origine solfurea situato tra il territorio dei comuni di Villamaina, Torella dei Lombardi e Rocca San Felice. Tale denominazione ha origine dalla popolazione degli Hirpini che, stabilitasi nei pressi del lago, chiedevano alla Dea Mefite, venerata dalla maggior parte delle popolazioni dell’Italia meridionale, ricchezza e protezione. Gli scavi effettuati nella vallata hanno riportato alla luce la stipe votiva del Santuario dedicato alla dea e le statuette in legno (XOANA). I materiali rinvenuti sono costituiti principalmente da statuette fittili, integre o in frammenti, alcune di tipo italico, altre di tradizione culturale greca, conservati per la maggior parte nel Museo Irpino di Avellino e anche nel Museo di Rocca San Felice.

Successivamente abbiamo visitato la Chiesa di S. Maria Assunta, edificio imponente ed austero situato alla sommità del colle di Frigento, il luogo di culto più antico del paese. All’interno del complesso monumentale, nell’ipogeo, è conservata una pregiata collezione di oggetti di epoca romana. In un altro edificio abbiamo visto il lapidario dove sono esposte alcune epigrafi; abbiamo avuto modo di apprezzare la peculiarità del percorso museale in quanto, attraverso strumenti multimediali e un particolare gioco di luci, è stato creato un museo narrante.

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Possono coesistere reperti storici e tecnologia?

La dimostrazione che i dispositivi tecnologici possono realmente coesistere con i beni culturali per migliorarne la fruizione è emersa dalla nostra esperienza all’interno del percorso di Alternanza Scuola Lavoro. La realizzazione dei dispositivi tecnologici fondati sull’integrazione tra conoscenze umanistiche e scientifiche sono finalizzati all’integrazione tra conoscenza, tutela, valorizzazione e comunicazione del ricchissimo patrimonio culturale. Negli ultimi anni, grazie alle nuove tecnologie, infatti, la fruizione dei beni culturali è sempre più facile ed è possibile imparare anche attraverso i social network.

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