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Le opere tornano a casa: finissage della mostra “Il Bello o il Vero”


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Sabato 6 giugno, nello splendido scenario del Convento di San Domenico Maggiore, “Il Bello o il Vero”, la grande mostra dedicata alla riscoperta della scultura napoletana del secondo Ottocento e del primo Novecento, vive il suo ultimo giorno di apertura e offrirà al pubblico una speciale visita guidata dalle ore 16.30 con la curatrice Isabella Valente e gli storici dell’arte dell’Università di Napoli Federico II.

Alle 18.30 un brindisi chiuderà una mostra irripetibile. Non si vedranno mai più, tutte insieme, 320 sculture, piccole, grandi, fragili, pesanti, solitamente conservate nei depositi museali o di proprietà di collezionisti privati; opere che la tecnologia dell’internet del futuro ha messo in condizioni di parlare di loro stesse, di raccontarsi. Molte di esse non saranno più visibili, alcune, dopo un lungo e travagliato percorso, saranno esposte definitivamente al Maschio Angioino. Di questo e di altro si parlerà in chiusura di una mostra, che forse sarebbe dovuta rimanere aperta a tangibile testimonianza della grandezza della nostra città.
Un’ultima occasione dunque per ammirare una delle più grandi mostre organizzata in Italia dedicata alla scultura ottocentesca, realizzata da DATABENC (Distretto ad Alta TecnologiA per i BENi Culturali) e dall’Università di Napoli Federico II con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.

Una mostra che ha avuto il grande merito di portare alla luce un patrimonio negato e sconosciuto a molti che ritornerà in gran parte non solo alle collezioni private che hanno generosamente prestato le opere per l’evento, ma anche al buio dei depositi museali: «Uno dei criteri seguiti nella scelta delle sculture – affermano Isabella Valente, curatrice delle mostre e Angelo Chianese, Presidente di Databenc – è stato dettato dall’esigenza di valorizzare il patrimonio nascosto: sono state prelevate dai depositi museali opere che non ne avevano mai varcato la soglia, per i sempreverdi problemi di mancanza di spazio e di fondi deputati alla conservazione. Per l’occasione, molte di queste opere sono state sottoposte a interventi di restauro o di semplice pulitura. Ecco perché, una volta restituite, auspicheremmo di vederle collocate definitivamente in sale espositive e non più in depositi affollati. Il Bello o il Vero con le altre mostre che man mano si sono aggiunte al corpo principale, hanno voluto colmare la profonda lacuna generata nel tempo dalla storiografia artistica italiana, in merito a un periodo storico di grande significato e rilievo».

Invito